LA TRANSE METROPOLITANA

di Leonardo Montecchi

[fonte: www.pol-it.org]

Introduzione

Quando abbiamo cominciato questa ricerca non avevamo chiare tutte le implicazioni teorico pratiche che avrebbero attraversato il campo. C'era, da una parte la constatazione di un fenomeno di massa: la migrazione periodica notturna di giovani in cerca di discoteche, dall'altra il diffondersi del consumo dell'extasi (MDMA). Accanto a questi aspetti emergenti macroscopici, trattati dai mass media c'erano i rave party e cioè delle feste organizzate ad hoc, in boschi o in capannoni industriali dismessi che duravano tutta la notte ed erano caratterizzate dalla presenza della musica tecno. Questo secondo aspetto presentava ad una prima lettura le caratteristiche di un movimento di "controcultura". Il fenomeno della frequentazione di massa delle discoteche di tendenza nella riviera adriatica è fin troppo noto per descriverla ulteriormente nei suoi aspetti più folcloristici, ma la domanda che ci siamo posti e che ha costituito il compito del gruppo di ricerca è stata: questo desiderio di sballo di centinaia di migliaia di giovani può essere una risorsa? Cioè il gruppo non si è costituito per creare mezzi di contrasto del fenomeno, nè per formulare decaloghi da offrire agli "adoratori del vitello d'oro" ma per cercare di capire se il desiderio di sballo potesse essere una risorsa per una produzione di soggettività.

La formazione del gruppo e l'ipotesi di ricerca

L'occasione di formazione del gruppo è stata formata dalla richiesta di analizzare le pastiglie di extasy che mi era stata fatta dai compagni del livello 57. Avevo conosciuto i compagni del livello perché ero stato chiamato ad una loro iniziativa intitolata "extasy allargamento della coscienza e restringimento dello stomaco". In quella assemblea notturna ho avuto modo di incontrare una realtà che conoscevo poco, avevo precedentemente lavorato con Roberto Panzacchi, Sandra De Giuli e Gianni De Giuli per approfondire il fenomeno della frequenza nelle discoteche. La Scuola Bleger aveva organizzato un seminario su la transe come risorsa, e in quel seminario avevamo presentato l'ipotesi della transe metropolitana; al seminario era invitato come relatore George Lapassade che collaborava con la scuola. L'appuntamento seguente fu un seminario a Roma del gruppo Sensibili alla foglie, con Renato Curcio che ha esposto la sua concezione di transe come risorsa. A quel seminario parteciparono anche Astride Fontaine e Caroline Fontana autrici delle ricerca "Raver" (Sensibili alle foglie) e Piero Fumarola di Lecce. Questa dimensione internazionale del gruppo di ricerca ha messo a punto l'ipotesi che poi successivamente è stata indagata. Si tratta di una analogia fra fenomeni di transe che sono descritti nelle ricerche di numerosi etnologi e le descrizioni dei rave party o addirittura delle nottate in discoteca di tendenza come il Cocoricò. In particolare l'ipotesi si basa sul fatto che la collocazione notturna dei raduni, l'effetto moltitudine, la musica, la danza, i profumi e i colori costituiscono un dispositivo induttore di transe che all'interno di un universo culturale, definito da particolari credenze, produce il fenomeno della transe di possessione. Questo fenomeno si caratterizza per la momentanea assunzione di una personalità altra da parte del soggetto posseduto. Questo soggetto è cioè abitato da un Dio o uno spirito che parla tramite il suo corpo; il corpo è cioè un veicolo, un cavallo, che permette l'espressione di una entità incorporea. Già dalla ricerca di M. Leris, si può notare un interessante rapporto tra questa transe di possessione, per lui la possessione degli zar presso i Gonrad ed il teatro. E' infatti evidente che il ruolo presentato in un copione drammatico è una entità incorporea che si impadronisce dell'interprete in uno spazio e un tempo determinato. Nietzsche, aveva capito che nella tragedia attica gli attori diventavano i ruoli perché la musica, la moltitudine, il vino in onore di Dioniso producevano la transe e dunque la metamorfosi di qualcuno nel Dio, nell'eroe del passato e si eseguiva il dramma nella morte del Dio o dell'eroe. Questo cambiamento dello stato di coscienza, questo diventare altro si basa su di un processo dissociativo.

La dissociazione

La dissociazione della coscienza è un processo che si è andato chiarendo nel corso del tempo. L'uso del termine dissociazione in questo senso può essere fatto risalire allo Psichiatra francese Moreau de Tours che nel suo testo sull'Hascisc e sulla patologia mentale dice che l'effetto dell'Hascisc è una dissociazione mentale, cioè indebolimento della facoltà associativa della mente. Le sue descrizioni si riferiscono agli effetti che l'Hascisc produce liberando catene associative prestabilite, verrebbe da dire disarticolando macchine semiotiche ed aprendo spazi ad altre possibili concatenazioni di significato. Moreau de Tours ci dice anche che l'esperienza dissociativa prodotta dall'Hascisc potrebbe mimare l'esperienza di quella che lui chiama "alienazione mentale" e che lo Psichiatra dovrebbe necessariamente passare attraverso questa esperienza "dissociativa sperimentale" per comprendere lo stato di alienazione mentale. Detto per inciso questa riflessione che si pone all'inizio della psichiatria nel 1848, mostra una precisa relazione con i procedimenti di iniziazione sciamanica. Infatti in molte popolazioni (Lapassade, Eliade) i resoconti etnografici ci mostrano la "chiamata" dello sciamano, ossia un episodio dissociativo che poi tramite le tecniche tradizionali comincia ad essere padroneggiato dal futuro sciamano che così può distinguersi dall'"alienato" ossia da chi non è addestrato a dissociarsi. Questa digressione sulla dissociazione ci permette di introdurre alcune fondamentali differenze su cui il gruppo di ricerca ha lavorato. In primo luogo la differenza fra la transe sciamanica e la transe da possessione. Si tratterebbe in entrambi i casi di un fenomeno dissociativo caratterizzato, per quanto riguarda la transe sciamanica dall'uscita del corpo dello sciamanico per effettuare il volo o il viaggio in un "altrove". Questa transe è favorita da induttori, come possono essere la musica o la assunzione di droghe, ed anche dal ballo, ma in questo caso, secondo la fondamentale destinazione di Rouget il musicante e il musicato coincidono perché è lo sciamano stesso a provocare la propria transe. Si può parlare di transe sciamanica anche nel caso della iniziazione dei giovani presso i Guaranì. In questo caso l'uso della Ayauasca, la situazione collettiva, la musica producono una transe che è caratterizzata da visioni spaventose di serpenti o di altro e poi dalla aggressione di spiriti animali. In questo caso il mantenimento di un io che osserva la dissociazione, l'osservatore nascosto, si configura come il cogito di transe di cui parla G. Lapassade. L'io sciamanico partecipa al volo e mantiene la memoria della visione. Diversamente avviene nella transe di possessione, qui c'è una differenza fra musicanti e musicati: la possessione avviene tra i musicati ed è caratterizzata dal fatto che oltrepassata una certa soglia prodotta dal dispositivo induttore di transe alcuni musicati perdono la coscienza e sono abitati dal Dio o dagli spiriti, possono anche parlare con la voce del personaggio che sono in quel momento e si muovono ed agiscono come i personaggi che in quel momento si sono impadroniti di loro. Il contesto culturale che contribuisce a definire la situazione di transe da possessione ha una serie di ritornelli per identificare il dio o lo spirito che sta possedendo il musicato. Si tratta di parole, posture del corpo, sequenze ritmiche, tipi di sguardo ecc. anche musiche, perché un certo Dio o un certo spirito si riconosce secondo una certa divisa musicale come dice Rouget o ritornello come direbbero Deleuze e Guattari (Millepiani). Ad esempio anche la taranta si riconosce secondo certe sequenze musicali che identificano la taranta malinconica o quella allegra ecc. (De Martino). Nella transe di possessione, dunque, l'altra coscienza, che può essere quella del Dio, si impossessa del musicista, non c'è cogito di transe, non c'è nessun osservatore nascosto perché c'è una amnesia della possessione.

Questioni di sciamani e di lupi

Freud ci dice che l'uomo dei lupi era nato con l'amnios e cioè "con la camicia". Carlo Ginsburg nel suo lavoro "Miti emblemi, spie" ci racconta che nella tradizione slava, e l'uomo dei lupi era russo, i "nati con la camicia" erano destinati a diventare lupi mannari. In una ricerca precedente: "I benandanti", Giuzburg ci mostra che nel Friuli esistevano delle persone che dovevano combattere in sogno per la fertilità dei raccolti con i cattivi spiriti. Queste persone, dette benandanti erano caratterizzate dal fatto di essere nate con la camicia. Nel suo lavoro più impegnativo: "Storia notturna una decifrazione del Sabba", Giuzburg ci parla della permanenza in Europa della tradizione sciamanica. Lo sciamano, come è noto, aveva una chiamata che poteva essere, e può essere, una voce o un sogno ed ha alcune caratteristiche tra cui vi può essere quella di essere nato con la camicia. Da questo punto di vista, allora il sogno dell'uomo dei lupi: "ho sognato che è notte e sono nel mio letto (i piedi del letto erano dalla parte della finestra; davanti alla finestra c'era un filare di vecchi noci. So di avere fatto questo sogno una notte d'inverno). Improvvisamente la finestra si apre da sola e con grande spavento vedo che sul grosso noce davanti alla finestra sono seduti alcuni lupi bianchi. Erano sei o sette esemplari. I lupi erano completamente bianchi e sembravano piuttosto volpi o cani da pastore, perché avevano la coda grossa come le volpi e le orecchie dritte come fanno i cani quando prestano attenzione a qualcosa. Preso dall'angoscia evidentemente, di essere divorato dai lupi, urlai e mi svegliai". Potrebbe essere un sogno di iniziazione sciamanica. Non è questo il luogo per addentrarsi nella complessa interpretazione freudiana di questo sogno. Ci basta dire che la riduzione di questo sogno ad un unico padre ed alla paura della castrazione sembra essere una limitazione. La muta dei lupi richiama la molteplicità ed il conflitto fra divenire lupo (ossia sciamano) e la paura di diventarlo. La molteplicità dei lupi è l'appartenenza allo stato di coscienza che è proprio della transe sciamanica in cui il soggetto viaggia nel mondo altro per poi ritornare e descrivere i combattimenti fatti o le informazioni carpite. "Sento che divento lupo, lupo tra i lupi, sui bordi dei lupi, è il grido di angoscia il solo che Freud intende; aiutatemi a non divenire lupo (o al contrario a non fallire questo divenire)" Deleuze e Guattari Millepiani pag. 63. Ma da dove viene questa chiamata? Possiamo pensare che come dice Angel Garma in "Nuovi studi sul sogno": "quando i pensieri allucinatori traumatici, cioè di contenuti spaventosi, pretenderanno di passare alla coscienza, cosa che l'individuo non riesce ad evitare perché non può affrontarli logicamente, cercherà di costringerli, con le controcariche restanti del suo io, a mascherarsi ed a sottoporsi ad altre trasformazioni (...). In questo tipo di comportamento colui che sogna e mentre sogna è uno psicotico". Ma questi contenuti spaventosi, nel sogno in questione, sono dati dal diventare lupo, lupo mannaro, ma c'è un dato culturale, mentre la cultura sciamanica considera questo tipo di sogni una "chiamata" e dunque una risorsa per l'essere umano che può "educare" questa sua capacità di diventare lupo o lupi e di entrare nella dimensione della molteplicità per poi ritornare in quella individuale. Non è più così nella cultura borghese della fine dell'800 dove il valore dell'individuo è l'elemento cardine. Quindi è necessario interpretare il sogno come un riferimento alla scena familiare perché la macchina produttrice di soggettività è incatenata all'ideologia individualistica ed alla dimensione ordinaria della coscienza. La dissociazione dell'uomo dei lupi diventa una nevrosi ossessiva, una specie di possessione da parte di idee ricorrenti e vissute come egodistoniche da cui l'individuo deve liberarsi. Lo stesso accadeva con i benandanti nella contro riforma perché combattere in sogno per la fertilità dei raccolti poteva essere visto come una possessione demoniaca di un individuo che non accettava l'organizzazione del mondo proposta dalla chiesa. In questi casi si poteva praticare l'esorcismo per espellere il demone lupo o lupi: "sono una legione, una molteplicità". Considerare una risorsa questa possibilità di accedere a stati modificati di coscienza è lo scopo della nostra ricerca e del nostro lavoro.

Officine della dissociazione

Noi pensiamo che si possa allargare l'area della coscienza a dimensioni che rimangono dissociate e che spesso sono ancora considerate fonte di psicopatologia e quindi esorcizzate in forma moderna. Invece pensare ad una formazione, alla modificazione della coscienza è un programma che può produrre una capacità di apprendere dall'esperienza e di pensare la molteplicità delle situazioni. La nostra ricerca si è basata sulla osservazione partecipante di eventi nella discoteca Cocoricò, nel livello 57 e di alcuni rave party. Inoltre sono stati intervistati frequentatori di discoteche a Riccione e a Rimini. C'è una sezione che è caratterizzata dalle storie di vita che mettono in luce vari aspetti del mondo da noi indagato. Vengono poi riportati i risultati di una ricerca sugli effetti dell'extasy nella serata organizzata ad hoc al livello 57 con l'evento transe baxxai dei giardini pensili. A questa ricerca è abbinata anche la ricerca azione sull'analisi delle pastiglie effettuata in collaborazione con il Dott. Sergio Marini dell'ARPA di Rimini. Inoltre è riportato il lavoro effettuato al livello 57. La parte finale riguarda il dispositivo di transe baxxai, dispositivo o macchina pensata per indurre la transe metropolitana. Dai dati in nostro possesso possiamo pensare che i dispositivi messi in atto nei rave party e nelle discoteche come il Cocoricò siano delle vere e proprie officine della dissociazione. Queste macchine possono portare ad un tipo di dissociazione della personalità con amnesia e dunque essere funzionali al mantenimento dello stato di coscienza dominante della quotidianità che è sempre più la riduzione dell'essere umano ad una unica dimensione. La nostra ricerca etnografica e la ricerca azione produce, a mio parere, dati che inducono la necessità di moltiplicare dispositivi collettivi di produzione di soggettività multiple. Questa soggettività considera le modificazione della coscienza come una risorsa e combatte le interpretazioni psicologiche e moralistiche di tutte le pratiche di transe. La piccola macchina di questa ricerca vuole stimolare la nascita di gruppi operativi impegnati nella formazione alla dissociazione ed in particolare a quella forma di dissociazione che diventa strumento alla presa di coscienza della possibilità di cambiare la realtà: la dissociazione strumentale.

I dati della ricerca

Seguendo il metodo etnografico abbiamo intervistato dei frequentatori delle discoteche tecno di Rimini e di Riccione, in queste interviste abbiamo potuto notare che esisteva effettivamente un grado di dissociazione tra la vita quotidiana di questi ragazzi e ragazze e la situazione che descrivevano della loro esperienza in discoteca:

"Al Cocco su 3000 persone 2500 sono fatte, la musica del Cocco ti manda fuori anche se non hai preso niente, se vuoi riuscire a ballare quella musica per 4 ore devi calarti".

Come si vede da questa affermazione c'è una consapevolezza dell'effetto che quella musica "ti manda fuori anche se non hai preso niente"

E' questo "essere fuori" che ci ha interessato. La routine quotidiana è caratterizzata da un certo stato di coscienza, cui corrisponde anche un certo tono dell'umore, in queste interviste si evidenziava il passaggio ad un altro stato caratterizzato da euforia:

"Ci si diverte di più, si sta benissimo, si fa amicizia meglio, si fanno cose che diversamente non si fanno, si sta proprio bene"

la situazione interna, in oltre si caratterizza perchè,a differenza dello stato di coscienza ordinario "l'essere fuori":

"Ti fa vedere veramente la gente com'è, nel senso che vedi una persona come il diavolo o come un angelo, cioè vedi qual è lo stronzo con te e qual è il buono".

In queste affermazioni si rileva un grado di dissociazione durante la notte in discoteca dovuto anche all'uso di extasy, che poi si ricompone durante la settimana. A volte la dissociazione e talmente potente che porta a veri e propri stati paranoidei con allucinazioni

"Ad esempio un mio amico vedeva uno che lo inseguiva con una pistola e si sarebbe buttato giù da un ponte se non ci fossero stati i suoi amici a trattenerlo".

Il fatto che si sperimentino stati modificati di coscienza semplicemente con la frequentazione di queste situazioni è descritto da questo frammento di una intervista di frequentatori delle discoteche di Rimini:

Sì, capita spesso di andare al Cocco da "normale", e ballo lo stesso, ballo uguale. La senti allo stesso modo, perché ti sembra quasi di sentire un eco dentro, non so; il ricordo è talmente forte e vivo di questa esperienza, che mi sembra, non so... ti dico, delle volte anche solo fumando e andando dentro al Cocco ho la sensazione di avere gli stessi effetti dell'ecstasy, anche se non l'ho assunta. Mi ricordo o penso che sia così, lo stesso effetto. Magari è solo un'eco, capito? per quello che lo chiamo eco. Un riflesso, che di ritorno un attimo così ci ho la sensazione che dico cazzo ci ho il mammolo"

Per riattivare lo stato mentale "il mammolo" è sufficiente essere li, essere in situazione. Da queste interviste cominciava ad emergere una realtà assolutamente nuova ed al di fuori degli stereotipi dei massmedia. Certi discorsi riecheggiavano in forma ingenua elementi della "controcultura" psichedelica.

La ricerca nelle discoteche di tendenza

Come è noto l'esperienza psichedelica si caratterizza per un cambiamento della percezione, in particolare una organizzazione della percezione, una gestalt, viene ad essere disorganizzata e possono apparire immagini, suoni, sensazioni che nella precedente organizzazione percettiva non comparivano. Negli anni 60 il movimento psichedelico concatenava esperienze musicali, assunzioni di droghe come l'LSD ad uno stile di vita radicalmente alternativo alla società dominante, questo movimento, che si è evidenziato clamorosamente nella "nazione di Woodstok", quando 500.000 persone sembravano essersi imbarcate su di una "astronave" per un viaggio in direzione del mondo di "altrove". In questi tempi la partecipazione al movimento dava un'appartenenza che trasportava il consumatore di LSD, l'adepto psichedelico, nella starship assieme a tutti gli psichedelici del mondo. L'espansione della coscienza era il messaggio di Timothy Leary che proponeva LSD come dilatatore della coscienza ed acceleratore di processi che le psicotecniche orientali come lo Yoga ottenevano in anni di esercizio. Ken Kesey propagava l'uso dell'LSD con gli acid test, degli happening in cui la musica si mescolava con l'assunzione di acido lisergico producendo uno stato modificato di coscienza che voleva prefigurare una comunità psichedelica. Le esperienze Californiane dei Jefferson Airplane, dei Grateful Deat e dei Doors di Jim Morrison volevano essere delle continuazioni su larga scala di quegli acid test. La stessa musica dei Pink Floid sembrava essere ad un doppio livello di comprensibilità a seconda che si fosse o no iniziati all'esperienza psichedelica. Ma, la diffusione di massa di questa "sottocultura" avvenne soprattutto con l'album dei Beatles Sergent Pepper. Tutto l'album è un inno alla psichedelia. In particolare la canzone Lucy in The Sky with diamants, il cui acronimo è LSD, proponeva un ascolto ingenuo ed uno "educato" alla psichedelia. Questo album del 1967 contribuì all'esplosione della moda assieme al movimento hippy. La psichedelia come movimento di espansione della coscienza attraversò tutto il movimento del 1968, ne fu lo sfondo culturale, poeti come Allen Ginzberg ne furono gli aedi. In Italia un punto di elaborazione autonoma di questo movimento fu la rivista Re Nudo che organizzò anche concerti, feste in cui si rendeva visibile la realtà di un movimento che ricercava nuove forme di consapevolezza, di comunicazione: nuove forme di vita. Fu importante ad esempio l'evento del Parco Lambro, ma altri eventi si moltiplicavano in Italia e nel mondo a prefigurare una realtà fino allora solamente immaginata. Quel movimento psichedelico si mescolò, in Italia, con la diffusione delle radio libere ed anche con il teatro di ricerca che veniva dal Living o/e dall'Odin Theatre e sfociò nel terzo teatro. Ma anche nella eccezionale vicenda di Marco Cavallo e del manicomio di Trieste, esperienza o mito fondatore della legge di riforma psichiatrica, ritroviamo le tracce di questa esperienza. Ricordo brevemente che Franco Basaglia chiamò Giuliano Scabia ad intervenire nel manicomio, l'intervento di Scabia provocò la costruzione di un cavallo azzurro di cartapesta: Marco Cavallo. Marco conteneva tutti i desideri nel suo ventre ed un giorno volle uscire dal manicomio. si narra che vennero abbattute le porte per farlo passare e poi si formò un corteo verso San Giusto composto da chi era al di qua e da chi era al di la della cinta manicomiale. Una confusione creatrice, il mito che distrugge il manicomio. Un mito psichedelico? Una nuova forma di coscienza? Forse. Poi il movimento scomparve ma ci era sembrato che riemergesse dove uno non se lo aspettava: nelle discoteche di tendenza.

Certamente le discoteche come luoghi del divertimento organizzato sembrano essere assolutamente estranee a qualsiasi psichedelia. Ci appaiono come luoghi del ballo e del business discografico, luoghi di trasgressione accettata dal "sistema" per usare il linguaggio del movimento. Eppure all'interno di certi club di "tendenza" il tipo di scelta musicale ed anche il modo di ballare e di incontrarsi hanno prodotto o stanno producendo stati modificati di coscienza. Se dobbiamo essere legati ad una "droga" questo nuovo movimento, che è arbitrario chiamare "psichedelico" e che forse è un azzardo anche chiamare movimento, pratica l'uso dell'MDMA o extasy. Questa sostanza è stata registrata nei primi anni del secolo come anoressizzante. Solo verso gli anni 80 è divenuta la "pillola dell'amore" perché alcuni suoi effetti erano sfruttati in psicoterapia di gruppo, si tratta dell'effetto empatogeno, ed enactogeno ossia che "tocca dentro". Questi effetti non sono riconducibili alla classica stimolazione da anfetamina, riguardano la "tonalità emotiva" dell'individuo, inoltre vi sono anche deboli attività sulla percezione con effetti che possono essere ostacolati da un blando allucinogeno. La diffusione dell’uso del MDMA si è accompagnata alla diffusione della musica "tecno". Questa musica che utilizza ampiamente i campionatori, è per l’appunto una musica teconologica praticamente "suonata" dal DJ. Non è questo il luogo per parlare delle varie differenze di questa musica, basterà sapere che nasce in un club per omosessuali nel nord America poi si diffonde ad Ibiza ed anche nel Regno Unito. Soprattutto in Gran Bretagna cominciano le feste notturne con la musica tecno caratterizzata da molte battute al minuto. Queste feste dette rave party furono proibite in G.B. e per questo si creò una sottocultura "illegale" che si dedicava ai rave. Più o meno avvenne la stessa cosa in Italia a Roma: i ragazzi di borgata non erano accettati nelle discoteche del centro, per questo cominciarono ad organizzare feste in periferia dove si "suonava" la tecno. Si trattava di rave party che in seguito diventarono anche un importante circuito commerciale. Ma in Italia questa musica approdò anche nei centri sociali che "politicizzarono" i rave cercando di applicare a queste realtà la teoria delle TAZ o zone temporaneamente autonome, teoria di Hakim Bey. Le TAZ sarebbero zone in cui c’è la sospensione della legalità vigente, dello stato, in cui si crea una situazione autonoma potenzialmente creativa ed alternativa. Sembra un ritorno della vecchia controcultura degli anni 60 e 70. Ma la scena Italiana si è animata anche di un tipo particolare di discoteche, le discoteche di "tendenza": in queste discoteche si faceva musica tecno che altrove era "proibita".

Tutta la scena del Cocoricò si basa su una rottura con la vita quotidiana, l'ingresso,la presenza di stimoli visivi e di performance teatrali,il grande salone sormontato dalla piramide di vetro e privo di un palco sopraelevato, dimostra abbastanza chiaramente il tipo di "religione" degli adepti. Si tratta di cercare una dissociazione più o meno profonda con lo stato di coscienza quotidiano creando una dimensione onirica in cui la percezione subisce delle trasformazioni dovute per esempio alle luci stroboscopiche o ai laser colorati e naturalmente alla musica che avvolge come una vera e propria massa sonora: i bassi che provengono da un lato gli alti da un altro, non ci sono tavoli. E' impossibile osservare perifericamente o si partecipa o si esce. Se si partecipa al ballo, con tutta l'intensità sonora che avvolge il corpo, si può entrare in una dimensione percettiva mutata, si può vedere ondeggiare il pavimento o sentirsi un corpo unico con tutti i partecipanti con la sensazione di muoversi sincronicamente senza avere tempi e modi comuni di movimento. Un sensazione di fusione: sembra anche che il piano della comunicazione non sia abolito ma cambiato di registro, non contano le parole conta lo sguardo, il gesto e forse altro. Chi ha consumato extasy si riconosce e sembra comunicare su un altro piano. Nella esperienza psichedelica questa forma di comunicazione era definita come "vibrazione": buona e cattiva vibrazione. Good vibration in questo caso. Questa "dissociazione" o esperienza di uno stato modificato di coscienza ha coinvolto masse enormi di giovani che non avevano lo strumento concettuale per elaborare le loro esperienze, ma d’altra parte non c’è stato neanche l’interesse nè della Cultura nè della controcultura a questo tipo di esperienze. I primi bollavano il ballo e la discoteca come un disimpegno o peggio, nella versione cattolica il "male", queste discoteche hanno provocato le famose mamme antirok (sic) anche nella dicitura del movimento si capisce l’ignoranza della realtà. La controcultura condannava la discoteca come luogo di "plastica" legato al business e con questo si condannava a non capire il fenomeno. Non solo a non capirlo ma anche a non difendere la libertà di espressione quando si è chiuso il Cocoricò perché c’erano stati degli incidenti, nessuno ha alzato la voce per difendere la libertà, certamente sono molto più gravi gli incidenti provocati dai tifosi di una qualsiasi squadra di serie z. ma nessuno si sogna di chiudere il campionato nè ci sono delle mamme anti-calcio.

L'Osservazione partecipante

Per tutti questi motivi si rendeva necessaria una esperienza di osservazione sul campo. L'osservazione diretta ci poteva mettere in grado di avere del materiale per confermare o smentire la nostra ipotesi sulla dissociazione prodotta dal dispositivo discoteca di tendenza. Il gruppo si è riunito diverse volte poi si è decisa una notte per osservare il campo. Da quella osservazione sono scaturiti molti dati a conferma della ipotesi:

In un primo momento avviene un primo distacco dalla realtà quotidiana perchè si decide di passare fuori la notte:

Ore 22.30 del 13/12/1997 mi sto chiedendo chi me lo fa fare, sono stanco ed un po' assonnato: Mi dico che sono troppo vecchio per passare sveglio la notte.(Osservazione di 4)

Poi avvengono delle modifiche dovute ai diversi momenti di distacco dalla realtà quotidiana, C'è ad esempio l'ingresso nella discoteca:

Saliamo sulla collina di Riccione, le stradine nei pressi del Cocco sono tutte transennate per impedire il traffico sul quartiere adiacente. Ci sono parecchie guardie giurate. Parcheggiamo la macchina, il parcheggio è grandissimo, semivuoto, si vede il mare, il luccichio della riviera, c'é un relativo silenzio e davanti a noi si erge la piramide di vetro. Ci avviciniamo all'ingresso, parecchi ragazzi attendono in fila per entrare. Sono giovanissimi, vestiti di scuro, parlano fra loro a gruppetti, alcuni dicono di avere soldi contati e di avere cenato con due tramezzini. Mi sento fuori luogo, vorrei sapere cosa pensano di me questi ragazzi.(Osservazione di 3)

Nel locale è impossibile una osservazione periferica. Non ci si può sedere ad un tavolino ed osservare quello che avviene nella pista grande.

Andiamo nella pista grande, la gente è arrivata, non è moltissima, comunque c'è l'effetto massa, sembra più grande di quando è vuota. Gli schermi sopraelevati proiettano immagini, la musica è diffusa dall'alto e i bassi lateralmente. Il volume è alto ma mi sembra meno alto di questa estate. Vado in pista ed anche io comincio a ballare, mi sento a disagio perchè ho la giacca e comincia a fare caldo, inoltre la giacca non mi sembra un buon abbigliamento, mi sento un po' vecchio ma mi dico sono qui in ballo ed appunto balliamo, le luci mi aiutano e poi penso che nessuno se ne fregherà di me. Sono attratto dalla luce verde del laser, dalle mani alzate, dal fumo che ogni tanto si alza. La musica avvolge tutto il corpo, sento molto i bassi che provengono da un lato della pista. Il ritmo ogni tanto rallenta e vengono inseriti alcuni brani melodici con cori elettronici, un effetto di sospensione poi di colpo atteso da tutti riprende il ritmo bumbumbumbum con un rullo molto veloce. Questi passaggi sospendono momentaneamente la danza in attesa della ripresa che provoca un intenso piacere, già l'istante dell'attesa, la sospensione del piacere della danza con l'aspettativa della ripresa mi genera un a sensazione molto piacevole. Noto ancora dopo un po' che ballo l'effetto della "ola" ossia tutti i corpi che si stanno muovendo e danzano una danza assolutamente libera sembrano muoversi sincronicamente, questa sincronia l'avverto come una sintonia di flusso, forse è un effetto delle luci che si accendono e si spengono con una frequenza elevata, forse è la musica con una elevatissima frequenza di battute al minuto o l'ondeggiamento ritmico del corpo. Comunque è un effetto chiaramente dispercettivo, c'è una modificazione della percezione visiva e cenestetica con un effetto, per me, molto piacevole. vpiù vicino alla consolle, la musica si sente meglio. Sentire non è solo sentire con l'orecchio. Non è solo l'udito ad essere implicato, c'entra sicuramente anche la vista ed il tatto perchè le onde sonore ed il contatto con gli altri corpi, con la massa danzante provoca un effetto di cambiamento. Mi sento bene, un po' affaticato, sudato con questa giacca ma sento una forte carica di energia e non mi sento stanco nè ho sonno.

Questi dati ci fanno pensare ad una forma di dissociazione, per un certo periodo il controllo del super io è minore, viene mantenuto, in queste osservazioni un io che è testimone dell'esperienza, questa dissociazione è una dissociazione strumentale, che permette di essere in situazione e nel contempo di osservare. La notte arriva ad un suo culmine, in cui a seconda dei casi vi può essere un grado di dissociazione più o meno profondo con la comparsa anche di amnesia della esperienza. Questo avviene in alcuni casi, più spesso in relazione all'assunzione di sostanze. Più tipicamente con l'alcool e con benzodiazepine tipo flunitrazepam (Roipnol, Darkene) meno con l'extasy. In questo senso l'esperienza di una notte in una discoteca di tendenza può essere accostata ai riti di transe. Non possiamo certamente parlare di forme di transe in senso antropologico ma certamente si verifica una dissociazione forte dallo stato quotidiano di coscienza in cui domina l'aspetto del super io. E' dunque comprensibile che la chiusura delle discoteche alle 3 di notte, quando questo stato è al suo culmine è una perfetta idiozia. E' necessario proseguire in calando per potere poi ritornare nella coscienza quotidiana. Da questo punto di vista i nostri dati indicano più la necessità di rendere coscienti della esperienza che si sta vivendo per ridurne i rischi. Si tratta di apprendere a dissociarsi e di fare di questo apprendimento una risorsa. Su questa linea si sono organizzati numerosi eventi che hanno contribuito a configurare la nostra ricerca come una ricerca azione. Ci siamo in particolare soffermati sui dispositivi induttori di dissociazione, sulle officine delle dissociazione per rendere più consapevole questa esperienza. Quindi sia al livello 57 che al Cocoricò si sono prodotti eventi che andavano in questa direzione; il primo evento in collaborazione con il gruppo giardini pensili di Rimini di Isabelle Bordoni e Roberto Paci Dalò si chiama:

Trance baxxai

In questo caso il campo non è più solamente osservato ma è prodotto in funzione dell'ipotesi di ricerca. Infatti la riflessione sui fenomeni di transe ritualizzate ci ha portato a considerare il tarantismo salentino. Questa realtà è stata indagata da Ernesto de Martino e collaboratori in una celeberrima ricerca sul campo: La terra del rimorso. Quella ricerca manteneva aperta l'ipotesi che il tarantismo fosse il residuo di antichi culti misterici precristiani o un rituale di possessione che aveva perso la cornice culturale. La nostra riflessione si è incentrata sulla permanenza nell'Europa di feste e spettacoli che sembravano mantenere delle analogie con le descrizioni etnografiche delle transe ritualizzate ed in particolare abbiamo cercato di riflettere sulla musica e sull'ascolto.

L'ascolto attivo della musica, l'organizzazione della percezione sonora secondo modalità creative ci è sembrata la linea di fuga che attraversava i diversi campi di indagine. Per questo ci siamo incontrati con la nascita della tragedia con lo spirito dionisiaco, lo spirito della musica ed abbiamo capito che Nietzsche aveva visto sorgere la tragedia dai rituali di transe di possessione, aveva sentito il coro e i singoli eroi separarsi ed individuarsi nelle loro vicende da un tessuto sonoro di modo frigio caratterizzato da fusione delle identità in una transe collettiva in cui la distinzione poteva essere quella introdotta da Rouget (La musica e la trance) fra musicanti e musicati non fra attori e spettatori. Non ci interessa lo spettatore critico e razionale che non si coinvolge emotivamente, questo spirito alessandrino è solamente destinato al catalogo delle biblioteche (Nietzsche), vogliamo produrre un allargamento della coscienza non solamente una sua temporanea sospensione. Non ci interessa la transe degli schiavi che per una o più notti recuperano identità importanti e fondono in un magma collettivo il triste stato di coscienza quotidiano. Quello che vogliamo produrre è la coscienza della transe, uno stato modificato consapevole, un allargamento della coscienza, per dirla alla Nietzsche ci interessa Socrate che suona. Per questo il campo di forze che produciamo per questa esperienza si allaccia alla tragedia ed il particolare alle Baccanti la tragedia in cui Euripide, il razionalista, il riformatore e l'affossatore dello spirito tragico viene invaso da Dioniso molteplice. Abbiamo voluto ripartire di lì. Proporre la tragedia in forma di rave per tutta la notte con lo spirito musicale dominante e con il coro costituito dai partecipanti all'evento che si comportano come baccanti ballando e seguendo l'intrecciarsi di movimenti, performance visive e sonore che si ritagliano uno spazio per poi tornare nella molteplicità. Un lavoro fondamentale è fatto sulle immagini usate nel corso della performance alternando materiali preregistrati a riprese effettuate in tempo reale all'interno dello spettacolo e rimandate su videoproiezioni di grande formato attraverso un mixaggio in diretta. I suoni sono prodotti completamente dal vivo grazie a un ensemble di musicisti italiani e austriaci che lavorano su materiali originali tra trip hop, drum'n 'bass, nuova elettronica. Non dischi quindi ma strumenti che suonano per tutta la durata dell'evento e dove l'aulos è simbolicamente sostituito da clarinetti che si muovono su sonorità elleniche (Epiro) e chassidiche quasi a riunire in un'unica transe più culture: greca, araba, ebraica. Suoni e immagini sono anche trattati come materiali subliminali affinché permanga in coloro che partecipano una memoria anche di cose non viste e non udite in maniera esplicita. Il progetto è preceduto da un laboratorio in cui alcuni partecipanti sono formati per diventare personaggi, animali, oggetti dello spirito tragico che si diffonde nella notte dell'esecuzione. Si tratta appunto di una esecuzione non di una rappresentazione. Si esegue la musica, si danza e si pensa. E si segue anche un doppio testo che si dipana nella notte: quello in greco antico di Euripide opportunamente campionato e usato come materiale per la ripetizione, l'iterazione della parola in forma ipnotica, il ritmo, e il testo scritto appositamente in italiano. Un testo poetico che ritorna ciclicamente, circolarmente, puro suono tra suoni nel flusso dell'evento.

(dal manifesto teoria e pratica della transe di Isabella Bordoni. Roberto Paci Dalò, Leonardo Montecchi)

TecnoGnaua al Cocoricò

All'inizio di gennaio mi telefona Salvatore Panu della Scuola Popolare di Musica Ivan Ilich. Salvatore mi dice che sta organizzando una serie di giornate con i musicisti Gnaua , mi dice che gli piacerebbe e che piacerebbe anche ai musicisti poter incontrare Lapassade, perchè è un loro amico e poi si potrebbe fare una iniziativa assieme. Io sono contento di questa proposta e comincio a pensare alla possibilità di una "notte gnaua" a Rimini. I Gnaua sono una confraternita di Essauira, sono mussulmani ma praticano riti di transe di possessione, derivano da schiavi neri che furono portati nel Marocco verso il 1700. Nelle loro notti i musicisti suonano e gli adepti danzano e vanno in transe. La presenza di questo gruppo in una discoteca poteva essere un momento della nostra ricerca azione volta a rendere consapevoli i frequentatori delle discoteche delle dissociazione che si produce con la musica tecno. Discutendo con Sabrina Zanetti mi viene in mente di proporre la serata al Cocoricò. Sarebbe la collocazione migliore anche per la ricerca sulle officine della dissociazione, un intervento sul campo, la produzione di un nuovo campo. Sabrina parla con Nicoletta Magalotti che cura il Morphine, un privè del Cocoricò, poi io parlo con Nicoletta che è entusiasta e mi dice di parlare con Loris Riccardi per accordarmi. Telefono a Loris che si dice d'accordo. Ottimo. Possiamo cominciare. L'annuncio di una serata a Cocoricò, con i musicisti Gnaua ed una comunicazione scientifica alle 2 di notte provoca un certo interesse. Si apre un dibattito sulla m-list di psichiatria Psic-ita. vengo chiamato ad intervenire alla trasmissione di radioraidue caterpillar. Mi telefonano molti operatori di sert che vogliono partecipare alla serata. Si tratta di organizzare un intervento che non sia "esterno" alla notte del Cocoricò. La notte del sabato ha una sua routine che difficilmente viene messa in discussione. C'è stato un tentativo di natura repressiva di scindere il binomio fra il DJ Cirillo ed il Cocoricò, ma questo tentativo è stato fallimentare perché di fronte al cambiamento della musica i frequentatori del locale hanno attuato uno "sciopero del ballo" sedendosi nella pista e richiedendo il loro DJ con la sua musica. In oltre, il Cocoricò, durante la ricerca, ci è apparso sempre più come un "tempio" della musica tecno. Ho utilizzato questo termine perchè la musica tecno non ha templi, si tratta di un "culto nomade" legato ai rave party. Ma per una serie di circostanze particolari si è realizzato questo tempio, sulla collina sovrastante Riccione nei primi anni ottanta. Qui si è sviluppato un "culto" stanziale che ha attirato nel corso del tempo decine di migliaia di giovani e giovanissimi del centro e nord Italia ma anche europei soprattutto durante la stagione estiva. Questa realtà si è dunque strutturata attorno ad un nucleo che è composto dai proprietari, dai direttori del locale, dallo staff interno dai DJ di cui Cirillo è l'indiscusso leader e da un nucleo di adepti che frequentano costantemente il locale. Questa situazione istituita ci è apparsa più volte durante l'osservazione partecipante che abbiamo effettuato come gruppo di ricerca, si sono anche evidenziate le routine che la caratterizzano: una fase che dura fini alle 00.30 di attesa in un altro locale, poi l'arrivo nel grande parcheggio, l'incontro con i parcheggiatori, la selezione all'ingresso. La serata inizia con un DJ di supporto poi arriva il momento centrale con la musica di Cirillo, più tardi tutto sfuma piano e si esce dal locale.

Ci viene proposto di fare suonare i Gnaua alle 23 e poi di fare la comunicazione. Il 12 febbraio arriviamo alle otto di sera al Cocoricò, ci sono i Gnaua, c'è Georges Lapassade, Marta de Brasi, Armando Bauleo, Gianni de Giuli, Lucio Gamberini, Dino D'Arcangelo ed altri, ci incontriamo con Nicoletta Magalotti, Loris Riccardi e Cirillo, prendiamo accordi per la sera. Chiediamo a Cirillo di inserirsi nella musica dei Gnaua in modo da fornire un tappeto ritmico tecno agli strumenti. Cirillo ci pensa, si vede che è colto di sorpresa, ma è interessato e stimolato. Georges Lapassade cerca di spiegare un po' ma Cirillo si accorda con gli Gnaua che stanno suonando i loro ritmi per lui. "Sono un musicista" dice "ho capito, non ho bisogno di parole". Dopo avere studiato un po' il da farsi mi dice "vado a casa a prendere dei dischi perche questa cosa non era prevista". Noi andiamo a cena con Loris Riccardi. Verso le 23 ritorniamo tutti al Cocco, sta cominciando ad arrivare un po' di gente, ma sono quasi tutti operatori di sert o gente interessata agli Gnaua, non c'è ancora il pubblico del sabato del Cocco. A questo punto inizia una situazione di tensione, Cirillo non si vede, il tempo passa, gli Gnaua non suonano, lo staff del locale fa pressioni perchè si inizi "Lo spettacolo" perchè poi arriverà il pubblico del locale che non sopporta le variazioni. Ad un certo punto gli Gnaua iniziano, ma si crea una situazione spettacolare: spettatori seduti sulla gradinata, pista centrarle come palco. Nulla a che vedere con l'intervento che volevamo fare. Forse anche l'amministrazione del Cocoricò non si aspettava che Cirillo venisse, ma lui arriva. "E' un miracolo" dice qualcuno dello staff del locale. La serata riprende, intanto continua ad arrivare gente. Gli Gnaua con Omar al Ghembri (chitarra africana) si sistemano seduti davanti alla consolle. Fanno una figura potente, nei loro vestiti coloratissimi soprattutto nella dederba di Omar, che comincia un ritmo molto cadenzato ed è subito seguito dagli altri che suonano i crotali producendo un rumore che attraversa tutta la sala. Su questa ritmica dal sapore tribale si inserisce la tecno di Cirillo che potenzia questi ritmi senza annullarli ma, sollevandoli, per cosi dire su di un tappeto volante sonoro che fa volteggiare i Gnaua ed i loro "spiriti" nella grande sala sormontata dalla piramide di plexsigass. Quello che è ancora pubblico osserva attonito questo evento. Poi dalle gradinate si buttano nella pista due ragazzi del cocco e cominciano il loro ballo emettendo delle grida di incitamento per se stessi e per i musicanti. Uno di loro con i capelli lunghi rivolge le braccia in segno di omaggio ai musicisti Gnaua. E' stranamente un gesto che viene fatto nelle notti rituali, chissà se ne era consapevole. Il ballo dei ragazzi del cocco stimola due giovani Gnaua che si buttano nella pista vuota che incominciano una serie di figurazioni a mo di sfida di abilità. Le luci del locale e la musica ritmata mettono in evidenza una strana scena: ragazzi marocchini sorridenti che danzano come folletti nei loro vestiti gialli e verdi e ragazzi italiani con giubbotti di pelle e maglietta che cavalcano le onde sonore disegnando figure improvvisate dal desiderio di libertà. Ai lati della pista cominciano ad arrivare altri "spettatori", la musica richiama, fa alzare da terra. Qualcuno si butta in pista e comincia a ballare poi piani piano la pista si riempie e si balla la tecnognaua. Tutto sembra funzionare, in alcuni momenti il flusso tecno sfuma e si sente solo il ritmo Gnaua, tutti ballano ci sono le luci stroboscopiche ed i laser. Non c'è uno spettacolo, c'è una situazione collettiva di danza, la fusione fra la tecno di Cirillo e la musica dei Gnaua ha prodotto una forma di dissociazione. Gli spettatori si sono trasformati in attori di un ballo improvvisato senza figure prestabilite. Ognuno ballava al ritmo lasciandosi andare senza preoccuparsi del giudizio degli altri, i frequentatori della discoteca del sabato si sono lasciati andare (con qualche dissenso) alla musica nuova. Gli Gnaua sorridenti si sono adattati alla musica tecno e la tecno di Cirillo si è adattata alla musica Gnaua. Il controllo del super io si è allentato, il ritmo ha attirato ed ha permesso la dissociazione collettiva e la trasformazione di una situazione che era partita come "spettacolo" in una altra cosa. L'immissione all'interno del dispositivo tecno di strumenti musicali dal vivo, di voci e di musicisti ha prodotto una nuovo dispositivo. In questo senso mi sembra di poter parlare di momento istituente.

In seguito la comunicazione del prof Lapassade nello spazio Morfine, un privè molto angusto con delle colonne che rendevano difficile la comunicazione è stato un tentativo di commento a caldo di quanto era successo nella sala grande. Gli interventi hanno messo in evidenza la necessità di situazioni calde che permettano lo scatenamento del ballo, un ballo non codificato in funzione di un momento di liberazione del corpo dalle istanze che lo controllano. Si è di nuovo detto che questa liberazione, questa dissociazione dal controllo può avvenire senza l'uso di sostanze come l'extasy ma con la produzione di un dispositivo di dissociazione. Questa tecnoGnaua è un momento istituente nell'istituzione Cocoricò perchè ha rotto le routine della serata del sabato sera ed ha fatto emergere una proliferazione di "produzioni desideranti" che si sono concatenate nella "session" musicale e nei balli singolari che si connettevano in una massa danzante. E' questo il processo che vogliamo sviluppare con la ricerca-azione: la produzione consapevolo di "officine della dissociazione" per aumentare l'area della coscienza.

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